Oggigiorno parlare di sostenibilità è diventato quasi d’obbligo, anche se non tutti hanno compreso e riconosciuto l’importanza di questo tema.
L’esigenza di affiancare al modello tradizionale di business, basato sulla crescita economica, un nuovo modello che prenda in considerazione anche la prospettiva ambientale e sociale, è emerso per la prima volta negli anni ’70, in seguito all'avvenuta presa di coscienza del fatto che il concetto di sviluppo classico fosse insostenibile nel lungo periodo. Anche la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni ha messo in evidenza i imiti di questo modello di gestione dell’attività economica volto a massimizzare la redditività sul capitale a breve termine, rendendo essenziale un ripensamento del modello di sviluppo economico.
Le imprese che intendono continuare ad operare nel mercato, sia a livello locale che globale, non possono più prescindere dal considerare gli aspetti ambientali e sociali del proprio operato, oltre a quelli economici, poiché la crescita economica di per sé non basta; infatti lo sviluppo è reale solo se migliora la qualità della vita in modo duraturo.
Nel 1987 Gro Harlem Burndtland, presidente della Commissione mondiale delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, afferma che: “lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”.
La sostenibilità non deve essere intesa quindi come moda o come qualcosa di secondario e superfluo ma, al contrario, come un vero e proprio driver di business che può portare al superamento dell’attuale crisi economica attraverso la continua generazione di valore per gli stakeholder .